Dopo la fuga - 195 D.C.

Libera fratelli Targaryen

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    Mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te.

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    Aenar Targaryen

    Era sera, poco dopo l’ora di cena, ma il cielo era così scuro da far credere di essere nel bel mezzo della notte più inoltrata. La traversata da Vecchia Ancora a Roccia del Drago non era stata problematica – anzi, a dirla tutta era stata molto tranquilla, noiosa, quasi, se non si fosse considerato il motivo per cui Aenar si trovava su quella nave – il vento d’estate aveva tenuto al caldo i componenti della ciurma e il mare non era stato affatto mosso. Gli inconvenienti erano giunti a poche ore all’arrivo, quando un nuvolone aveva solcato il cielo e oscurato il sole: un temporale si era abbattuto sull’imbarcazione, forte come pochi il Principe ne avesse mai visti in vita sua. Il vento aveva sollevato onde tanto alte da allagare il ponte di comando, trascinando barili e funi da poppa a prua; il comandante lo aveva preso di peso e trascinato in coperta - «Non sia mai che vi siate salvato da agguati del ribelle e dobbiate morire in mare a poche miglia dalla costa!». Così Aenar aveva trascorso l’ultima tratta del viaggio al riparo, a udire il vento ululare e l’acqua infrangersi sui lati della nave. Sballottato in balia delle onde, chiuso in una cabina da cui sarebbe stato meglio non uscire per non ritrovarsi fradicio sin nelle ossa, il ragazzino non aveva potuto fare altro che pensare e ripensare agli stessi argomenti che ormai lo torturavano da giorni, da quando Donnel Arryn gli aveva riportato la notizia della rivolta di suo zio, Daemon Blackfyre. Il Principe di Roccia del Drago non aveva compreso appieno lo svolgersi degli avvenimenti, troppo lontano dalla corte per sapere per filo e per segno cosa stesse accadendo, ma un’idea generale era riuscito a farsela e, se non si sbagliava e se le cose fossero proseguite nel peggiore dei modi, il futuro suo e della sua famiglia non sarebbe stato roseo nell’immediato avvenire. Lord Arryn – oltre ad averlo aggiornato al meglio che potesse da quel poco che gli era stato riferito per lettera – gli aveva brutalmente aperto gli occhi riguardo le possibili strade che si sarebbero potute aprire da quel momento in avanti, dandogli la certezza che, se si fosse passati alle armi, lui avrebbe combattuto al fianco dei Targaryen senza esitazione. Probabilmente, tra tutte, quella era la cosa che lo spaventava di più. Forse perché non aveva ancora realizzato il pericolo in cui si trovasse, pensare che colui il quale era, negli anni, diventato il suo fratello maggiore fosse potuto scendere in guerra gli faceva attorcigliare le viscere. L’idea di perderlo, di dover partecipare ad un funerale così precoce, lo faceva stare male fisicamente.
    Fu con sollievo, dunque, che scese a terra, con la pioggia che cadeva dall’alto a secchiate e i lampi che illuminavano a giorno il cielo sopra le loro teste. Uscire, prendere aria, avere gente intorno lo avrebbe distratto da quei pensieri ossessivi, gli avrebbe dato modo di calarsi – per quanto possibile – nella normale vita di tutti i giorni e non stare a rodersi il fegato per qualcosa su cui lui non aveva potere alcuno.
    La poca distanza che separava la spiaggia dal castello fu abbastanza per farlo inzuppare come se si fosse calato nel Mare Stretto con tutte le scarpe, ma a lui poco importava. Gli premeva più il desiderio di incontrare suo padre e chiedere delucidazioni riguardo gli avvenimenti recenti. Così, con i capelli lunghi ancora bagnati e appiccicati sul collo, i vestiti completamente fradici e le scarpe che lasciavano piccole pozzanghere lungo il percorso, Aenar chiese di essere annunciato a suo padre. Quando gli venne riferito che i genitori - entrambi - non erano presenti sull'isola, il morale del giovane subì una scivolata. A prendere il posto del sovrano, però, ci pensò una delle guardie reali da lui messe a disposizione per i figli: presolo in disparte e fattolo accomodare davanti al fuoco con una coperta sulle spalle, il Principe venne aggiornato sugli avvenimenti. Fu la prima volta che veniva trattato alla stregua di un adulto da qualcuno che non fosse Donnel Arryn. Probabilmente la guardia non gli disse tutto, evitando alcune questioni delicate e per cui il fanciullo ancora non era pronto, ma, terminata la chiacchierata, le idee del ragazzo erano molto più chiare di quanto lo fossero state quando si era precipitato dal sovrano.
    “Zio Daemon aveva intenzione di dichiararsi Re” si ripeté tra sé e sé, camminando lungo il corridoio per raggiungere la sua camera. “È riuscito a fuggire e ora non si sa dove sia”. Aveva freddo, e non perché indossasse ancora degli abiti umidi. Era un freddo interno, un brivido lungo la spina dorsale che non aveva intenzione di andar via. “Se lungo la strada avessi trovato qualche suo alleato… se i Melcolm fossero stati dalla parte sbaglaita…” solo in quel momento realizzò quanto avesse rischiato, quanto la sua vita fosse stata in pericolo. E solo in quel momento capì appieno tutta la preoccupazione che aveva visto dipinta sul viso di Lord Arryn durante il viaggio da Nido dell’Aquila a Vecchia Ancora. “Sarei potuto morire in qualsiasi momento…”
    I lampi continuavano ad accendere il cielo, tanto che la candela che aveva in mano per farsi luce lungo il corridoio, nel tragitto verso la sua stanza, era del tutto inutile.



    Edited by MaryG92 - 1/4/2019, 13:05
     
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