Il senso della vita

Il sole stava lentamente calando oltre l’orizzonte, l’infinità della steppa si estendeva oltre l’immaginabile ed il Khalasar era pronto a riposarsi.
I cavalli venivano curati con grande attenzione, le donne preparavano la cena, mentre i bambini correvano liberi tra le tende, in attesa dell’ora per riposarsi.
Khaero era seduto in cerchio, insieme ai figli dei Cavalieri di sangue del padre, ragazzi come lui e suo fratello, abituati a combattere e naturalmente a sfidarsi in ogni cosa, legati d qualcosa di vero e puro come il sole ma allo stesso tempo consapevoli che un giorno avrebbero forse dovuto sfidarsi per qualcosa di più concreto, come il potere.
Quella era la vita di un Dothraki, quella la loro linfa.
Khaero si voltò, perché alle sue spalle era appena passata Jahira, una giovane fanciulla con la quale era solito riscaldarsi durante la notte, una ragazza come lui dal sangue bollente come il fuoco e gli occhi profondi come il Mare Dothraki.
Khaero non aveva mai avuto problemi con le femmine, il suo aspetto lo aveva sempre aiutato, garantendogli una certa sicurezza, coadiuvata dall’essere Khalakka, ulteriore spinta per tutte le sue conquiste, ma Jahira lo aveva fatto sudare più del dovuto.
Suo padre era un Cavaliere di Sangue, anche lei godeva di certi privilegi e non era mai stata intenzionata a cedere a lusinghe della carne troppo facilmente, preferendo divertirsi con i vari corteggiatori, facendoli lottare tra loro e sfidarsi in prove differenti.
Khaero aveva fatto di tutto, guadagnandosi un privilegio che entrambi condividevano, scaricando anima e corpo in quei loro incontri turbolenti di passione.
La sua disattenzione gli fece guadagnare una bastonata in testa, data direttamente da uno dei guerrieri più anziani, al quale era stato dato incarico di insegnare molte cose a quei giovani, pratiche e non solo.
Quella era una delle loro lezioni e poco era tollerata la disattenzione da parte di quei giovani, Khalakka o meno.
Khaero si voltò infuriato, ma dovette tacere il disappunto che provava, di fronte allo sguardo severo di Rokkor.

Mantieni il tuo uccello al suo posto ragazzo o finirai per perderlo in mezzo alla pianura

Gli altri giovani risero, facendo ancora di più infuriare Khaero

Occhi a me Ora, non abbiamo ancora finito

Avevano parlato del Grande Stallone ed ogni volta che il discorso prendeva una piega meno pratica del solito, lui e Thorgo si scambiavano uno sguardo di disgusto, costretti però ad ascoltare comunque.

Allora Yarko, tocca a te, qual’è per te il meglio della vita? Vediamo se qualcuno qui dentro ha capito cosa significhi essere Dothraki

Un ragazzo dal volto affilato come un rapace, prese la parola sorridendo

La steppa immensa, un cavallo veloce ed il vento che ti stordisce

Una bastonata colpì rapidamente anche Yarko, reo di aver pronunciato parole sbagliate

Stupidi ragazzi! Se il vostro cervello ha spazio solo per tette e cosce nude, allora mischiatevi alle capre, perché quello è il posto per voi!

Il vecchio guerriero sembrava imbestialito da quell’ennesima inutile risposta, ritrovandosi a volgere lo sguardo verso Khaero stesso, scuotendo il capo ormai disilluso.

Ragazzo, tocca a te meritarti l’ennesima bastonata, su parla.

Khaero non sorrise, mentre i suoi occhi si illuminarono al riflesso del sole al tramonto, avvolto dal rosso caldo del suo addormentarsi, rinvigorito dalla dolce carezza della sera e dalla consapevolezza di saper esattamente cosa rispondere, perché lui era un Dothraki e sapeva esattamente cosa fosse il significato della vita.
La sua voce si alzò tonante in quel silenzio, desideroso di mostrare per l’ennesima volta il suo valore, anche al di fuori dello scontro da guerrieri.

Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle femmine, questo è il senso della vita

Ci fu un attimo di silenzio, spezzato dalla voce calma dell’anziano

Questo è bene