Al sole del crepuscolo

[libera Mors Sand - Aemond Targaryen]

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  1. Yushima
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    MORS SANDSeguendo il flusso dei ragazzi, si slanciò entusiasta giù per le scale. Erano ormai passati anni da quando non trascorrevano più i pomeriggi a giocare più nelle polle di acqua dolce, ma quando calava il tramonto e i bambini venivano richiamati per la cena, i ragazzi approfittavano della quiete per godersi il tepore dell’ultimo sole.

    Quella sera era stato Mors a proporre un tuffo all’ombra degli alberi di arancio, anche per lavarsi di dosso la salsedine della giornata passata ad allenarsi in riva al mare. E il gruppo lo aveva seguito entusiasta, tanto che la corsa verso le piscine si era trasformata quasi istantaneamente in una gara senza esclusione di spintoni e manate in faccia. Perso nella foga di arrivare primo, quasi non aveva notato quell’ombra pallida sotto alla galleria di pilastri scanalati.

    Fu proprio la sua particolarità a strappargli una seconda occhiata. In mezzo al trambusto della mandria dei suoi compagni, una figura distante, così calma, stonò all’istante. Fu solo dopo pochi istanti che lo riconobbe; era uno dei principi Targaryen, figli di sua zia, mandato lì per un motivo che nessuno gli aveva mai detto. Aeron, si chiamava, o qualcosa di simile -del resto, tutti i Targaryen avevano l’abitudine di chiamarsi con quei nomi altisonanti e uguali.

    Non appena era arrivato a corte, Mors aveva visto gli attendenti prodigarsi come acrobati affinché lo sguardo del principe non incontrasse mai il suo. Ed anche se non gli era stato esplicato nulla, sapeva che era sempre lo stesso copione; la sua presenza, agli occhi dei Targaryen, ricordava un grosso insulto.

    A Mors non interessava più di tanto vedere le persone affannarsi per far sì che la sua esistenza venisse ignorata; tuttavia, un po’ gli dispiaceva non aver mai parlato a quel ragazzo. Il suo carattere espansivo soffriva quando gli venivano imposti questi vincoli sociali, tanto che si era ripromesso di salutare il giovane Targaryen alla prima occasione non ufficiale. Lo avrebbe beccato in un momento senza attendenti attorno, prima o poi; e allora nessuno gli avrebbe potuto impedire di avvicinarlo. Era a Lancia del Sole, casa sua per diritto, e avrebbe rivolto la parola a chi più gli fosse aggradato.

    Ma la sfortuna aveva voluto che quel ragazzo non condividesse i suoi interessi -o così pareva-, dal momento che non aveva mai avuto l’occasione di scorgerlo negli stessi ambienti dove passava il tempo. E così, col passare dei giorni, quel proposito si era affievolito, sommerso da nuove mille opportunità che i Giardini dell’Acqua offrivano a lui e alla sua compagnia.
    Era tornato ora, all’improvviso. L’occasione quasi perfetta -quasi, perché stava vincendo la corsa, dannazione. Ma era un’opportunità da cogliere al volo, e non se la fece scappare. Un paio di spallate involontarie, e si era già staccato dal marasma di spintoni, rimasto indietro dalla corsa rocambolesca.

    - Oh Mors, perdi!- sbraitò Yydd, perso da qualche parte nel gruppo. -Arrivo!- gli gridò in risposta, ma erano già tutti spariti dietro l’ultimo angolo del corridoio. Sorrise. Avrebbe vinto un’altra volta.

    Tornò sui propri passi, e raggiunse il ragazzo pallido. Diamine, erano davvero tutti così bianchi i signori dei draghi.

    - Il principe Targaryen, vero?- domandò retorico; l’etichetta era una cosa che non aveva mai avuto, ma il sorriso non gli era mai mancato. E gliene riservò uno aperto e ancora ansimante dalla fatica.

    - Sono Mors. Io e i miei amici stavamo andando a fare un bagno prima di cena- accennò con la testa alle polle d’acqua sotto di loro, dove già salivano i primi tuffi e le risate -vuoi unirti a noi?

     
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    Aemond Targaryen


    I caldi venti dorniani, che dal mare soffiavano verso l'entroterra seccavano tutto ciò che toccavano e le sue labbra non facevano eccezioni. Su suggerimento della zia si era trasferito da circa una settimana ai giardini dell'acqua, il posto meno desertico che si potesse trovare su tutta la costa. I giardini erano stati un dono di suo zio per sua zia, quando si era trasferita a Lancia del sole. i giardini, come suggeriva il nome, era un tripudio di acqua e verde, in quantità tali da far sembrare impossibile che poco lontano da li si apriva il deserto. I giardini oltre ad essere magnifici, erano anche, per grande magnanimità aperte a tutti i ragazzi del regno, dai poveri ai nobili, senza alcuna distinzione, in pieno stile dorniano.
    "stile dorniano" sua madre aveva provato a spiegarli quali fossero le differenze che intercorrevano tra la capitale e la sua terra natia. Una delle ragioni che avevano portato alla ribellione dello zio era stato la troppa influenza dorniana alla corte del re. A suo modesto avviso non gli sembrava che alla capitale ci fosse chissà che differenza rispetto a roccia del drago, ed ora che si trovava davvero a dorne aveva capito che non era altro che una inutile scusa. Dorne era diversa, tutto il contrario rispetto ai rigidi modi della capitale. I dornaini erano calorosi, vivaci e passionali, e davano ben poco valore ai titoli e alle famiglie, dato che lui stesso, principe Targaryen e nipote della principessa di dorne, veniva trattato come qualsiasi altro ragazzo della sua età. l'unica persona che invee sembrava venir rispettata e trattata per quello che era il suo titolo era proprio sua zia, ma forse per il semplice fatto che era la moglie del principe, ed ora che lui era lontano era lei a rappresentarlo in quelle terre.
    L'essere trattato normalmente gli era parso in un primo momento strano, ma poi gli era piaciuto. A corte si sentiva schiacciato, soffocare dal peso del suo titolo di principe. Dall'etichetta, alla continua sensazione di essere circondato da uomini e donne ingessati nei loro ruoli. La normalità di lancia del sole invece era rigenerante.
    ******
    erano passati già un paio d'anni dal suo arrivo a Dorne, ed ora come allora gli piaceva trascorre alcuni dei periodi più caldi al riparo dei giardini, tra il fresco e l'ombra, così rara in quella terra. benchè la sua pelle aveva dato segno, con grande sorpresa sua e della zia, di essere in grado di adattarsi al sole dorniano assumendo tinte bronzee il suo allienamento per gli spazi aperti diversi da quel luogo lo avevano fatto tornare del suo colorito classico, che stonava come un cervo bianco in una mandria. La sua pelle era l'unica cosa che si fosse abituata, mentre il suo fisico faticava a tenere il passo con l'afa della zona.
    I giramenti di testa gli erano frequenti, ed il maestro di corte aveva consigliato di evitare di esporsi direttamente al sole nelle ore calde e di bere molto frequentemente, portandolo quindi a frequentare i giardini per lo stesso periodo che passava a lancia. quella sera si trovava sotto alcuni dei portici che davano sulle piscine principali, intento a leggere un qualche libro sulle vicende che avevano portato all'unificazione di dorne sotto i Martell. La quiete del pomeriggio, scandita dal cicalio degli insetti su interrotto da un risuonare di passi sul pavimento, seguito da uan serie di grida e risate. un gruppo di ragazzi passo poco distante, diretti chissà dove.
    La sua attenzione tornò al libro, per essere di nuovo distratto dal un ulteriore rumore di passi, sta volta diretto verso la sua direzione.
    "Il principe Targaryen, vero? Sono Mors."
    Esattamente, Non siamo in molto ad avere questi capelli da queste parti
    Mors, se il nome gli aveva solleticato la memoria uno sguardo alla faccia del ragazzo lo lasciò senza dubbi. Una vistosa voglia violacea si espandeva su un lato del viso del ragazzo. sapeva bene chi fosse, anche se non lo aveva mai conosciuto di persona.
    E tu sei Mors, Mors Sand, il figlio di mio zio vero? Non ti ho mai visto a lancia del sole.
    il ragazzo era in figlio naturale, o come avrebbero detto alla capitale, bastardo. Gliene aveva parlato sua madre, insieme alla raccomandazione di non farne mai cenno, ne in presenza di suo padre, ne di sua zia. L'onta che rappresentava per la sua famiglia era evidente, ma il fatto che il ragazzo fosse stato concepito prima del matrimonio organizzato dei suoi zii aveva per lo meno salvato l'onore della Principessa Daenerys, ma non quello delle due famiglie. Il re suo padre non avrebbe di certo rotto un fidanzamento così significativo per un figlio illegittimo, e sulla questione si era letteralmente messa una pietra sopra, nella capitale. Sua madre gli aveva detto che la principessa teneva un identico comportamento a lancia del sole, almeno mentre il marito era presente. Non sapeva come venisse trattato ora che lo zio serviva come primo cavaliere, ma il semplice vederlo in quel luogo faceva presagire che venisse semplicemente ignorato, per sua fortuna.
    Io e i miei amici stavamo andando a fare un bagno prima di cena. vuoi unirti a noi?
    Non mi dispiacerebbe unirmi a voi, un po' di acqua non può che farmi bene, ora che il sole sta finalmente scendendo.
    si alzò, ma troppo in fretta.
    venne preso da un capogiro, e si dovette appoggiare ad una colonna, per evitare di cadere.
    non... non mi riesco ad abituare a questo caldo.

     
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  3. Yushima
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    MORS SAND
    Si era avvicinato d’istinto, senza la più pallida idea di chi si sarebbe trovato di fronte, perché la voglia di attaccare bottone gli scorreva innata nel sangue. Anche l’attitudine ad andare d’accordo con le persone gli scorreva innata nel sangue, eppure non dovette fare un grande sforzo per trovare qualcosa di piacevole in quel ragazzo.
    Dopotutto, quello era un principe Targaryen: avrebbe avuto ogni pretesto per fare il sofisticato snob, guardarlo dall’alto in basso e poi alzare i tacchi con sdegno. Invece, pareva sinceramente interessato a rivolgergli la sua attenzione. Già solo che lo avesse identificato come il figlio del principe Maron e non come “il bastardo”, gli fece valutare in positivo quel ragazzo; ancora di più quando questi accettò di unirsi al gruppo.

    - Grandioso!- sorrise di cuore. Non avrebbe mai sperato che quel principe così solitario potesse accettare di mischiarsi ad una compagnia tanto chiassosa; ma forse, nel vederlo sempre così distante da lui, si era fatto un’opinione errata nei suoi confronti. Sarebbe stato ben lieto di scoprire il contrario e ricredersi.
    Tutto preso dall’entusiasmo, quasi non si rese conto di vederlo esitare quando si alzò; lo realizzò solo un istante dopo, quando sotto il suo sguardo attonito il Targaryen barcollò e sembrò perdere la presa sul filo della realtà. D’istinto si slanciò in avanti per sostenerlo, ma il giovane era già riuscito a trovare appoggio presso una colonna. Mors lo osservò strizzare gli occhi come se stesse cercando di rimettere a fuoco l’ambiente attorno a sé, preoccupato per non avere idea di come aiutarlo.

    - Ehi, tutto a posto?- domandò con tono incerto. Non sapeva bene cosa fare, così gli diede una lieve pacca di incoraggiamento sul braccio e aspettò che si riprendesse abbastanza per parlargli di nuovo.

    - Non... non mi riesco ad abituare a questo caldo.

    Si mordicchiò il labbro inferiore, preoccupato: - Ti capita spesso? Voglio dire… da quando sei qui.

    Si sentì dispiaciuto per lui. Non poteva neanche immaginare cosa volesse dire non riuscire a scorrazzare in giro immersi nell’afa rovente. Che divertimento poteva mai esserci nel restare tappati al tepore della penombra, dove il caldo strisciava sotto i vestiti e coglieva a tradimento? Di colpo, pensò che il Targaryen lì a Dorne doveva annoiarsi parecchio.

    - Rinfrescarsi è la cosa migliore- concordò con le sue parole, annuendo sicuro -e nel mentre, ti farò conoscere agli altri. Non ci sono molti nobili, ma vedrai che ti troverai bene lo stesso. Hanno più o meno tutti la nostra età.

    Lui, dal basso dei suoi dieci anni, era in realtà uno dei più piccoli, ma il suo carisma e la sua abilità nel combattimento gli avevano fatto guadagnare un posto fra i ragazzi più grandi. Si avviò verso i giardini, stavolta a passo molto più ridimensionato; poi sembrò pensarci su un attimo, si girò e squadrò il Targaryen senza troppi complimenti: -Aspetta. Ma tu quanti anni hai?
    All’incirca gli avrebbe dato la sua età, ma non poteva garantire un buon metro di giudizio. A quanto aveva sentito -voci fino ad allora confermate dalla realtà-, i signori dei draghi erano eleganti di lineamenti e di fisico, cosa che poteva imbrogliare degli occhi inesperti e ringiovanirli di qualche anno.
    Poco prima di raggiungere le polle, in cima all’ultima scalinata, Mors ruotò di nuovo su se stesso e si fermò.
    - Ah, un’ultima cosa- ci riflettè su -forse è meglio avvertirti. I miei amici sono dei casinisti, cioè… sarebbero contenti di averti con loro, di sicuro. Ma fra poco inizieranno a spintonarsi, e schiamazzare, e a sfidarsi a chi cade per ultimo, e non so- aggrottò le sopracciglia -magari vuoi restare un attimo tranquillo in disparte. Per riprenderti dal caldo, dico. Possiamo farci un tuffo nelle piscine verso il mare, dove c'è meno confusione.
    Scrollò le spalle ad indicare che per lui entrambe le decisioni andavano bene.

    -Decidi tu- gli rivolse un altro sorriso.

    Per la gran parte, si trattava di premura; quel ragazzo in fondo gli sembrava gentile, e non voleva metterlo in difficoltà. Ma in piccola parte, anche se lui stesso ne era quasi inconsapevole, quella proposta gli era stata suggerita anche dal suo istinto di sopravvivenza. Aveva sempre cercato di evitare quanti più guai possibili con la famiglia regnante, e trovarsi a spiegare alla corte come mai un principe Targaryen era stato male in sua compagnia sarebbe stato un guaio abbastanza grosso.

     
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    Ti capita spesso? Voglio dire… da quando sei qui.
    vide balenare davanti agli occhi dei puntini neri, mentre le orecchie gli fischiarono per qualche secondo, e la testa prese a girargli. si riappoggiò sulla colonna e prese qualche respiro profondo prima di riaprire gli occhi e guardare il giovane.
    in genere vengo qui quando lancia del sole diventa invivibile, almeno per me. Devo essere io debole di costituzione, mia zia non sembra aver nessun problema, ed io ho pure del sangue dorniano nelle vene.
    annuì quando gli suggerì di rinfrescarsi, gli veniva ripetuto spesso, da quando era arrivato, ma la vita passata sulle coste dell'isola natia lo ingannava. La mancanza d'aria lo prendeva all'improvviso, e le vertigini lo coglievano subito dopo. Il maestro diceva che si doveva fare il fisico al clima, prendere il sole per abituarsi e passare le giornate ai giardini, in modo da abituarsi come tutti quelli prima di lui.
    Per il momento aveva evitato di seguire parte delle indicazioni, ovvero per la parte riguardante il prendere il sole. la sua pelle era troppo chiara, e si sarebbe scottato senz'altro, cosa che il maestro si era scordato di rammendare. trascorreva quindi le sue giornate all'ombra dei giardini, facendo il bagno quando il sole calava, o alla mattina presto, trascorrendo il resto delle giornate a leggere o a esercitarsi nella spada, stando attendo a non esagerare.
    Non ci sono molti nobili, ma vedrai che ti troverai bene lo stesso. Hanno più o meno tutti la nostra età.
    mi piacerebbe non essere riconosciuto come principe, ma questi capelli sono ben difficili da nascondere, come anche il mio accento, spero che la mia presenza non renda troppo pesante l'atmosfera.
    Aspetta. Ma tu quanti anni hai?
    qualcuno in più di te, 14 ormai, non si vede?
    magari vuoi restare un attimo tranquillo in disparte. Per riprenderti dal caldo, dico. Possiamo farci un tuffo nelle piscine verso il mare, dove c'è meno confusione.
    si, è una buona idea, non mi conviene affaticarmi o emozionarmi troppo, vorrei eviare di svenire in mezzo a tutti, non sarebbe...consono, e vorrei evitare di mettervi nei problemi.
    vada per quelle in riva al mare. mi Manca il rumore della risacca, sono cresciuto su un'isola, sai. l'aria del mare mi farà stare senz'altro meglio

    si incamminò verso le vasche più lontano, anticipando l'altro ragazzo. passarono vicino alle vasche dove si dovevano essere fermati gli altri ragazzi, a giudicare dalle urla e dal rumore d'acqua che gli arrivavano all'orecchio.
    te invece cosa fai di solito? con tuo padre lontano non deve essere piacevole restare, no?
    arrivarono quindi alle vasche, e il principe ci si immerse prontamente, dopo essersi spogliato ed essersi slegato i capelli, che ricaddero sull'acqua, galleggiandoci per un attimo prima di affondare. si immerse fino a lasciare scoperti solo naso ed occhi, mentre si godeva il refrigerante effetto dell'acqua e delle piastrelle fredde sotto la superficie.
    il ragazzo si era dimostrato molto più espansivo di quanto si aspettasse, e senza alcun odio nei suoi confronti. Si sarebbe aspettato dell'astio, per via della somiglianza con la zia, ma a quanto pare non era uno che si fermava alle apparenze, a differenza di molte persone della sua età, o tra gli adulti. vivano vite completamente differenti, ma simili per molti fattori: entrambi suscitavano curiosità e silenzio con il loro aspetto, e per il loro retaggio. Il giovane probabilmente allontanato dai salotti per il suo retaggio, lui evitato una volta compreso che non era interessato ai giochi di potere, per evitare di inimicarsi la corona in qualche modo. Mors era forse abituato a vedere il disprezzo negli occhi di chi lo circondava, mentre lui era circondato costantemente da file di maschere inespressive. chi dei due era il più fortunato, il principe solitario, o il bastardo, che nonostante tutto aveva la gioia negli occhi?
    dimmi, non provi astio per la mia famiglia?

     
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  5. Yushima
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    MORS SAND
    Sgranò gli occhi, quasi incredulo di fronte alla sua età.

    - No- rise -non si nota per nulla!

    Cercò di osservarlo critico per carpire qualche segno che ne rivelasse i quattro anni di differenza, e fu solo dopo qualche istante che realizzò che il suo sguardo indagatorio poteva metterlo a disagio.

    - È che… voi signori dei draghi sembrate così particolari- tornò a concentrarsi sui gradini che stavano scendendo -anche la principessa tua zia. A vedervi, avete in voi qualcosa di surreale, quasi che vi venga dal sangue.

    Si sentì quasi subito in colpa per averlo detto; certo, il suo voleva essere un complimento, ma le parole del ragazzo avevano inconsapevolmente fatto breccia dentro di lui. Conosceva bene la sensazione di sentirsi gli occhi addosso per il proprio aspetto, l’impotenza di non potersi sottrarre al giudizio silenzioso di ogni sguardo.
    Annuì alla volontà del Targaryen di farsi una nuotata nelle vasche più tranquille. Per quanto avesse voglia di tuffarsi con i suoi compagni ed esaurire ogni briciolo di energia rimasta dalla giornata, era rimasto piacevolmente colpito di poter parlare con così tanta disinvoltura a qualcuno che aveva sempre immaginato distante come la Barriera.
    Lo precedette tuffandosi di slancio, le gambe raccolte al petto e una miriade di spruzzi sparati attorno a lui, e riemerse scuotendosi via i capelli dagli occhi.

    - Ah, è calda!- esclamò compiaciuto.

    Sguazzò sul posto in attesa che anche l’altro scendesse, e riprese la conversazione lì dove l’aveva lasciata apposta in sospeso, prendendosi tempo col tuffo.

    - Mio padre mi manca- disse con semplicità -ma so che ci ha abbandonato per una giusta causa. Dopotutto, chi non vuole essere il Primo Cavaliere di tuo padre?

    Non uno che voleva stare al fianco dei suoi figli, gli rispose una fitta impercettibile allo stomaco. Il principe Maron gli aveva detto che era ancora troppo giovane per capire l’importanza di portare Dorne alla corte dei Sette Regni, così ogni volta che ne sentiva la mancanza, ripeteva a se stesso e a tutti gli altri le stesse parole che gli aveva detto lui. Era per una giusta causa. Il suo sguardo si perse per un istante nella linea sfocata fra il mare e il tramonto all’orizzonte.

    - Però è come se all’improvviso mi fossi trovato a combattere da solo…- mormorò, quasi più a se stesso che al ragazzo. Ma quel momento di debolezza fu soffiato via dalla voce del Targaryen.

    - Dimmi, non provi astio per la mia famiglia?

    Si voltò sorpreso.

    - Non sei il tipo che gira intorno alle cose, eh? - rise, sollevato di poter cambiare discorso -mi piace!

    Nemmeno lui era mai stato per i silenzi di cortesia, gli stessi che lo avevano sempre spinto lontano dal fulcro della corte assieme alle più gentili e vuote giustificazioni. Prima ancora di saperlo, ne aveva già avuto fin sopra ai capelli di gentilezze artefatte; ed era per questo che era praticamente impossibile estorcergliene un briciolo.
    Ma aveva apprezzato la domanda del principe Targaryen. Non tanto la domanda in sé e per sé, a dire il vero, ma la quieta franchezza con cui gliel’aveva posta. Per questo si degnò di frenare l’impulso di rispondere di getto, e strinse le labbra nel tentativo di riordinare ciò che davvero provava a riguardo. Quanto poteva dirgli, fin dove spingersi?

    - Sai, è strano.

    Si immerse a pelo dell’acqua e fece ribollire pensoso un nugolo di bolle dalla bocca. Quella domanda era in grado di scatenare in lui una burrasca, e al contempo, appianare ogni tumulto. La casa regnante, per quanto lo riguardava, era tutto ed era niente.

    - Per provare astio, immagino che si debba conoscere qualcuno. Sapere i torti che ti ha fatto. Invece io non ho la minima idea di chi siano i Targaryen; cioè… so bene chi siete, ovviamente. Ma non vi conosco. Ho visto solo la principessa, in tutta la mia vita, che in realtà non mi ha mai davvero considerato. E ora, beh, tu; le prime parole che ci scambiamo dopo un’infinità che sei qui. Nessuno mi ha mai davvero fatto… nulla.

    Nessuno mi ha davvero mai spiegato la situazione, se non mio padre- com’era prevedibile, il principe Maron aveva un punto di vista molto marcato e di parte sulla circostanza; e Mors l’aveva bevuto ad occhi chiusi, fiducioso fino in fondo della verità di ogni sua parola -posso solo immaginare questo fastidio che proviene da lontano, da gente che non ho mai visto. Ed è abbastanza assurdo trovarsi ostili a qualcuno senza nemmeno sapere la faccia che ha.

    Sguazzò sul posto, indeciso su come continuare. Era ben conscio di non saper tenere a freno la lingua una volta lanciato in certi argomenti, e il brio con cui si buttava di petto in quei discorsi avrebbe potuto metterlo nei guai. Anche se quel ragazzo gli sembrava affabile, era pur sempre della sua famiglia che stava parlando; il rischio di offenderlo era più nitido che mai.

    - Vorrei che le cose non fossero così tese. Lo vorrei da sempre. Ma d’altra parte, non posso farci nulla per tutta questa… situazione. Voglio dire- si lasciò scendere fino a sfiorare l’acqua con la punta del naso, poi diede una spinta coi piedi sul fondo e risalì -noi dorniani teniamo alla libertà come al nostro sangue. Per noi avere figli, anche al di fuori dei vincoli coniugali, è sempre una celebrazione e un orgoglio; non un insulto. E già solo il fatto che io lo sia considerato vuol dire tanto. Per cui, so che sono arrabbiati- alzò impercettibilmente le spalle, in un riflesso involontario -ma non capiscono che così stanno le cose. Il principe è mio padre, Trystane è il mio fratellastro, e Dorne è casa mia. A me basta questo.

    Aveva straparlato, probabilmente. Dagos gli ripeteva all’infinito che era una testa calda come le pietre sotto il picco di mezzodì. Si diede una spinta verso il centro della vasca, e vi restò a galleggiare pigramente.

    - E tu? - sollevò appena la testa dal pelo dell’acqua, per riuscire ad osservarlo negli occhi; la vecchia Baaba diceva sempre che gli occhi chiari venivano lavati via dal sole, ed era per questo che soffrivano di più sotto la sua luce -provi astio nei miei confronti?

    Non si sarebbe mai sognato di fare una domanda simile ad un Targaryen, in realtà, perché la risposta gli era sempre parsa ovvia. La leggeva ogni volta che gli occhi della principessa Daenerys incontravano i suoi, malgrado il velo di cortesia che li appannava. Eppure, ora che quel ragazzo gli era di fronte, non gli era più parsa così priva di significato. Probabilmente avrebbe avuto l’ennesima conferma di ciò che aveva sempre creduto, ma anche solo l’esperienza di sentirselo dire da un vero sangue di drago, e non da supposizioni di estranei capaci solo di indignarsi, avrebbe significato qualcosa. Una ragione tangibile per il trattamento contro cui doveva combattere da una vita intera, se non altro.

    - Forse, anche la tua famiglia deve volertene un po’, però- si azzardò a scherzare -altrimenti non ti avrebbe mandato qui, non sapendo quanto poco tu ami il sole.

    Lo squadrò, i capelli d’argento e la pelle diafana così diametralmente opposti a quelli del suo popolo. Aveva detto che non desiderava essere annunciato come principe ovunque andasse, eppure era il suo stesso aspetto a tradirlo. Tutto in lui risaltava in quell'ambiente, in quella terra, dove persino i chiari dorniani delle rocce avevano l'aspetto temprato fra l'incudine del sale e il maglio della sabbia.

    - Che ci fai fin quaggiù?- mormorò.

    La domanda gli uscì più coinvolta di quanto non avrebbe pensato.

     
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    Aemond Targaryen


    quasi che vi venga dal sangue
    già, nel sangue siamo la cosa più lontana ai sette regni, persino più dei roynar. Noi non ci siamo uniti, ed faccio parte della prima generazione non totalmente valyriana. Siamo l'ombra di un passato ormail scomparso.
    Ah, è calda!
    Spero meno dell'aria. l'acqua era si calda, ma non come l'aria opprimente che lo circondava. si immerse quasi completamente, mentre sentiva il calore che lo avvolgeva scemare pian piano
    Dopotutto, chi non vuole essere il Primo Cavaliere di tuo padre?.
    se lo si chiede a chi non lo è mai stato sarebbero tutti pronti a prendere il suo posto, ma il compito è gravoso, dipende dal re che si deve servire. Immagino che i primi cavalieri di mio nonno erano in tutto e per tutto re, tranne per il nome. I nostri genitori invece sono entrambi dediti al loro compito, per nostra fortuna.
    Immagino che per te sia stato difficile rimanere qui, con lui lontano.

    Però è come se all’improvviso mi fossi trovato a combattere da solo…
    ha messo il dovere davanti a tutti, per il bene di tutti, a suo e tuo discapito. I nostri genitori portano un enorme peso, lo vedevo ogni giorno negli occhi di mio padre. Durante la guerra poi, era difficile non vederlo preoccupato.
    tu vivi con una famiglia che non ti può accettare appieno, ma almeno la tua famiglia non ti ha mosso guerra per tentare di ucciderti

    le loro situazioni era diverse, ma avevano dei punti il comune. il giovane viveva con la matrigna e il fratellastro, nel fumoso confine tra l'indifferenza e il rifiuto, ma almeno, da quel che sapeva, la zia non aveva mai tentato di toglierlo di mezzo, con il rischio di mandare in fumo la fragile alleanza con il trono. mentre suo padre aveva dovuto passare buona parte del suo regno a tenere buoni i suoi fratellastri, ottenendo come risultato una guerra.

    ...ma non capiscono che così stanno le cose.
    più che altro il problema non sei te, è stato il momento della tua nascita, a ridosso del matrimonio. Ovviamente tutti sappiamo che i matrimoni combinati non si basano sull'amore, ma questo in particolare serviva a mio padre per consolidare il regno dopo il catastrofico regno di mio nonno, ed il fatto che tu sia venuto al mondo pochi mesi dopo l'annuncio delle nozze non è stato ben visto, e non ha giovato alla mia famiglia. Sarebbe bastato aspettare qualche altro mese, o informare prima mio padre.... in pratica è esploso un caso diplomatico nel momento peggiore.
    poi uno dei motivi della guerra, secondo i fratellastri di mio padre, era l'eccessiva presenza di dorniani a corte. un inutile pretesto per rivendicare il trono.

    era un enorme casino, forse troppo complicato da spiegare, o comprendere, ma era quello il motivo a monte di tutto.
    provi astio nei miei confronti?
    sei sempre mio cugino, non ne avrei ragione.
    gli rivolse un sorriso
    ne io ne mia madre proviamo astio nei tuoi confronti. lei è dorniana, io lo sono nel sangue, lo stesso che scorre nelle tue vene. mentre nel resto della famiglia non saprei dirti. Mia zia la conosci meglio di me, non avendola praticamente mai vista. mentre mio padre... è molto legato sia a sua sorella che a tuo padre, e non ho mai osato chiedergli cosa ne pensasse, ma credo che si limiterebbe a ignorare la questione. Sei un sand di dorne. in nostro odio è concentrato solo sugli waters, non certo su di te.

    Che ci fai fin quaggiù?
    sono stato mandato a lancia del sole come paggio. nella teoria è per essere istruito sui compiti e sui doveri di un nobile, compreso come comportarsi a corte, ma lontano dai propri genitori per poter crescere. il pratica sono finito a lancia del sole perché è una delle pochi corte principali dove mio padre è sicuro che non si annidino dei sostenitori del drago nero, e credo che mia madre abbia insistito affinchè io entrassi in un contatto più diretto con la sua cultura.
    Alla fine sono finito qui più per il desiderio di mio padre di ribadire la normalità, che per un mio desiderio.
    ma andarmene dalla corte mi ha fatto più bene del previsto, qui non devo indossare una maschera ogni volta che vado in giro.

    si passò la mano davanti alla faccia, passano dalla faccia sorridente ad una atona con lo sguardo perso, per poi tornare normale.
    qui posso essere come sono, e non come dovrei.
    ed era vero, se inizialmente pensava di non trovare differenze tra le due corti si era ricreduto, ed la parte peggiore era che ad approdo sarebbe dovuto tornare
    Mors, io dovrò tornare alla capitale prima o poi, ma bene o male potrò fare quello che vorrò, te invece... hai intenzione di restare qui per sempre?

     
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  7. Yushima
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    - Siete l’ombra di un passato ormai scomparso- ripetè a fior di labbra, un solco fra le sopracciglia.
    C’era così tanto, in quella frase, come se l’orgoglio e il rimorso si fossero intrecciati così a fondo da non essere più distinguibili.
    Con due bracciate raggiunse il bordo della piscina, e vi si issò sopra. Una volta seduto sul marmo rosa, allungò un braccio verso il ramo che gli pendeva proprio sopra la testa, a sfiorare l’acqua, e ne staccò qualcosa.
    - Aemond. Al volo!
    E con un gesto morbido lanciò gli un’arancia. Ne staccò un’altra per sé ed iniziò a sbucciarla, e il profumo dell’agrume gli punse il naso; era la dolcezza familiare dell’estate che sfumava via sotto la forbice dorata dell’autunno.
    - So che i rhoynar sono giunti qui, e che hanno mescolato il loro sangue al nostro. Non conosco altro della loro storia. Ma abbiamo vissuto come fratelli, e non c’è nessuno qui che sia geloso di qualcosa che ha condiviso; e lo so perché, ad oggi, non ho mai visto un solo uomo delle sabbie usare questi termini per distinguersi da un altro. Noi siamo dorniani e siamo rhoynar, e siamo fieri di ciò che siamo. Forse quello di unirsi è un destino migliore del restare isolati.
    La brezza che saliva dal mare era calda, striata dell’arancione brillante del tramonto, e gli sfiorava la pelle bagnata senza che sentisse alcun brivido.
    - Un po’ credo di capire perché Dorne sia un problema- rifletté, dopo le parole del principe. Era giovane e ancora non si intendeva di rapporti fra regni, eppure c’era un bagliore che gli aveva consentito di rischiarare parte della nebbia.
    - Ed è lo stesso per cui i tuoi capelli sono del colore della luna, mentre quelli di mio fratello sono intrisi di ferro nero. È il sangue. Ognuno, alla fine, combatte per il proprio sangue. Non credi?
    Fece sguazzare i piedi di fronte a lui, masticando uno spicchio. L’acredine del succo gli bruciò il labbro, lì dove il pugno di Ashaar glielo aveva spaccato.
    - Forse, alla fine, a me il vostro sangue piace. Mio fratello, quell’offeso testardo, mi piace, per quanto forse non possa sembrare; e mi potrebbe piacere persino la principessa, se solo non si ostinasse ad usarmi per accusare in silenzio mio padre.
    Slanciò le braccia all’indietro e vi si appoggiò, stiracchiandosi sotto il bronzo del cielo. Era quieto, lì. Era bello. La sua terra era impietosa, aspra e bruciante, eppure al contempo così piena di dolcezza.
    - Noi dorniani siamo generosi. Ci vantiamo di cose riprovevoli, a volte, ma questa è vera, ed è meravigliosa. E il sangue di uno che ci è caro è come se diventasse parte del nostro. Non dico che i Targaryen-… che voi avreste dovuto accogliermi come parte della vostra famiglia; non ho mai avuto quella pretesa. Solo, arroccarsi sopra ad una selettività feroce non credo che possa far bene a nessuno. Tuo padre dev’essere stato saggio per capirlo; deve esserlo per forza, se mio padre lo ammira così tanto.
    Sono il figlio del Principe; amo la mia terra, e non esiterei a difenderla. Voglio bene alla mia famiglia, perché è parte del mio sangue. Eppure, agli occhi dei draghi e di chi dice di supportarli, sono sgradito in partenza. Forse a volte sarebbe meglio avere un’idea più chiara dei propri nemici e dei propri alleati.

    Gli sorrise, ma stavolta più quieto. Non era la carica di vitalità che trasmetteva quando era di buonumore, quanto più il quieto rivelarsi a qualcuno che gli aveva trasmesso abbastanza tranquillità da farlo.
    - Ho sempre creduto che fossero tradizioni insormontabili; ho dato la colpa a questo. Voglio dire, io ho queste idee perché sono dorniano, e tu hai le tue perché sei uno dei signori dei draghi. È naturale che ognuno pensi di avere ragione- scrollò le spalle -eppure ora tu mi ascolti; e io ascolto te. E più ne parliamo, più mi sembra che questo problema non sia poi così orribile come mi è sempre stato gettato addosso. Quindi forse lo scoglio di fondo non è la diversità dei nostri pensieri, ma di chi li porta.
    Le sue mani erano appiccicose di arancia, ma le tenne appoggiate distrattamente sulle gambe senza curarsene.
    - Anche se immagino che, come dici tu, sia meglio un fratello che prova a spingerti da parte, piuttosto che uno che tenta di ucciderti. Forse sono solo nato in un periodo particolarmente brutto per essere bastardo. Deve essere una ferita ancora aperta per molti; per voi prima di chiunque altro.
    Lasciò scorrere la sera su di loro, assaporando gli ultimi bocconi del frutto.
    - Sono felice che qui tu non debba indossare maschere. Alla fine, cugino, qui è anche casa tua. Forse non sono la persona con più legittimazione per dirtelo, quindi non dire che te l’ho detto io- sollevò l’angolo della bocca in un sorriso -ma sei figlio della principessa Mariah Martell, e il tuo sangue appartiene anche qui. A nessuno deve essere impedito di essere ciò che è, non nel luogo che può chiamare casa.
    Appena finito di parlare, realizzò il sottinteso delle parole del giovane principe e scivolò in un silenzio d’amarezza. Osservò il suo sguardo diventare vetro opaco, sospinto dietro un disappunto che gli sfuggiva, il suo sorriso di poco prima dimenticato. Dietro quell’effimera libertà si nascondeva un peso ben più gravoso; anche il Targaryen si trovava a combattere contro la falsità di una vita imposta da terzi.
    - Sai… ci hanno provato così tante volte ad allontanarmi da corte. Persino quando ero un mocciosetto incapace di difendersi; ci ha pensato mio padre a farlo, fino a che non ho capito come fare. Quando sono cresciuto abbastanza da poter dire la mia, molte voci si erano zittite, ma non tutte. So che è snervante. Sei lì, sei tu; e loro non vogliono che tu sia lì, che sia tu. Ti vorrebbero diverso, o non ti vorrebbero affatto. “Perché non puoi essere più ragionevole?” -perché non lo sono, e non voglio essere chi non sono. È una libertà che esigo, e che mi strappo giorno dopo giorno. Spero che quando tornerai fra la tua famiglia, avrai preso abbastanza colpi di sole dorniano da permetterti la follia di essere chi sei, senza timori. Sei un principe, diamine- rise con forza -hai ogni cammino del mondo aperto sotto ai piedi. Cos’è che ti impedisce di percorrere quel che preferisci?
    Non aveva mai invidiato la posizione sociale di nessuno, ma ai suoi occhi, la situazione di quel ragazzo era fra le più potenti dei Sette Regni. Godeva ogni privilegio di appartenere alla famiglia reale, senza che dovesse farsi carico degli stessi oneri dell’erede.
    - Mors, io dovrò tornare alla capitale prima o poi, ma bene o male potrò fare quello che vorrò, te invece... hai intenzione di restare qui per sempre?
    - Oh, beh- roteò i piedi in acqua -ora che ci penso, ho paura di averti dato un’impressione sbagliata di me. Finora mi sono solo lamentato del mio sangue, quando in realtà, trovare i benefici è qualcosa che mi riesce molto bene. Sono contento di ciò che sono, malgrado tutto. È vero, non erediterò nulla di Dorne, ma Lancia del Sole rimarrà sempre casa mia. Se lo volessi potrei fare la vita di corte, o potrei vivere quietamente lontano da tutti, qui ai Giardini dell’Acqua; o ancora potrei salpare ad Est, sono sicuro che tuo padre in persona mi finanzierebbe un lungo viaggio di sola andata per qualsiasi terra ci sia al di là del Mare Stretto.
    Rise di nuovo, per spezzare ogni durezza potesse essersi creata con le sue parole. Non lo diceva con astio, ma per invitare l’altro ragazzo ad unirsi a lui nella speranza di risollevargli il morale.
    - A rifletterci, anche io ho una marea di strade ai miei piedi. Anche se soffrirei a lasciare Dorne; qui sono felice, pure se sembra troppo facile da dire a cuor leggero. Alla fine è sempre colpa del sangue, vedi? Si è fermato qui, nella sabbia. Forse, combatterò così a lungo da finire i miei giorni qui, chi lo sa- si strinse nelle spalle -se dovessi scegliere, al momento chiederei questo. Brandire la mia lancia per Dorne, fino al mio ultimo respiro.
    Lo guardò a lungo, la testa inclinata in una giocosa rilassatezza.
    - E tu, invece? Cosa farai quando tornerai a casa tua, fra il mare e l’ombra di Approdo del Re?
     
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    Cavaliere del verbo

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    Aemond Targaryen


    Aemond. Al volo!
    un globo arancione volò nella sua direzione, e riuscì ad afferrarlo al volo. un'odore di agrumi lo investì, rivelando il frutto per ciò che era, un'arancia, fresca e succosa.
    Noi siamo dorniani e siamo rhoynar, e siamo fieri di ciò che siamo. Forse quello di unirsi è un destino migliore del restare isolati.
    perchè tra dorniani e rhoynar non ci sono più distinzioni, per trovare un dorniano puro bisognerebbe cercare un villaggio rimasto isolato per secoli, mentre per trovare un vero rhoynar dovremmo attraversare il mare stretto, risalire i fiumi e trovare qualcuno che sia sopravvissuto alla guerra con l'antica valyria. i dorniani sono rhoynar, e i rhoynar sono dorniani, almeno qui nel continente.
    Ed è lo stesso per cui i tuoi capelli sono del colore della luna, mentre quelli di mio fratello sono intrisi di ferro nero. È il sangue. Ognuno, alla fine, combatte per il proprio sangue. Non credi?
    Sangue? forse è anche il sangue il motivo, o meglio la scusa dietro la quale molti si battono, il denaro muove molte spade, ed il sangue può una buona motivazione morale
    mi potrebbe piacere persino la principessa, se solo non si ostinasse ad usarmi per accusare in silenzio mio padre.
    Davvero? non lo avrei mai detto, non la odiate, ed è un bene, ma perfino avercela in simpatia? non me lo aspettavo. Forse si, anche lei potrebbe trattarvi in maniera diversa, ma credo che come dici, più che accusare te, vede in te l'accusa di vostro padre. non riesce a guardare oltre, ma non gliene faccio una colpa, in pochi ci riuscirebbero. ma come ho detto prima il solo fatto di non avervi buttato per strada alla prima occasione fà trasparire la sua vera essenza.
    Sono il figlio del Principe; amo la mia terra, e non esiterei a difenderla. Voglio bene alla mia famiglia, perché è parte del mio sangue. Eppure, agli occhi dei draghi e di chi dice di supportarli, sono sgradito in partenza. Forse a volte sarebbe meglio avere un’idea più chiara dei propri nemici e dei propri alleati.
    e bello sentirtelo dire, poter contare su di te.. e su tuo fratello, sarà un importante pilastro per il futuro, e non ti crucciare troppo, i dorniani sono sgraditi per molti motivi. I discendenti di quegli stessi uomini che si inginocchiarono e bruciarono contro di noi, perdendo titoli e corone vi vedono ora parte dei sette regni some pari e non come sudditi, tuo padre è principe, loro sono solo lord. E nella nobiltà dei sette regni contano di più i titoli e storia della loro famiglia che la sostanza. Noi siamo stati praticamente sotto osservazione per questo, e la ribellione di mio zio ha trovato terreno fertile sul quale attecchire. spero solo che noi, insieme alla nostra generazione riusciremo ad andare oltre.
    Quindi forse lo scoglio di fondo non è la diversità dei nostri pensieri, ma di chi li porta.
    e molto si sarebbe potuto evitare con più persone a pensarla così. ma noi per ora non siamo che ragazzi. quando saremo adulti magari potremmo riuscire a convincere più persone a sedersi a parlare piuttosto che farsi guerre silenziose sulle proprie convinzioni. Non che io sia tanto diverso, certe idee sono così radicate in me, che persino se appaiono troppo estreme non me ne potrei liberare, perchè sono parte di me a tal punto che senza mi perderei.
    non nel luogo che può chiamare casa.
    mi piacerebbe appartenere di più a questo luogo, ma tra qualche anno dovrò fare ritorno alla mia "vera" casa. so già che mi mancherà dorne, ma non potrò fare a meno di tornare.
    se dovessi scegliere, al momento chiederei questo. Brandire la mia lancia per Dorne, fino al mio ultimo respiro.
    e brandirla a favore di Dorne, ma lontano da essa? ci riusciresti?
    E tu, invece? Cosa farai quando tornerai a casa tua, fra il mare e l’ombra di Approdo del Re?
    non è mio destino essere re, come non lo è fare il cortigiano, o vivere solo da cavaliere. Non conosco ancora quale sarà la mia strada, il mio futuro, ma so che non sarà lontana dalla corona, e da mio fratello. Troverò la maniera di servire il regno, senza dover appassire dietro una maschera.
    c'è ancora così tanto che ignoro, ma spero di riuscire a scorgere una via un giorno, un qualcosa che mi farà pensare: "questo è il mio io, la mia vita" e spero di ritrovarmi al fianco di persone fidate quando il destino busserà alla mia porta.
    ma, per ora... mi limiterò a gustare i frutti di questa terra.

    detto ciò sbucciò la sua arancia, mangiandola spicchio dopo spicchio, tagliando fuori gravosi pensieri e limitandosi a godersi le piscine, come aveva detto, era ancora troppo giovane, ed il tempo avrebbe aspettato ancora qualche anno prima di reclamare di essere ascoltato

     
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  9. Yushima
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    MORS SAND


    Il caldo che scivolava sulla loro pelle era d’ambra; il tramonto iniziava a pizzicare l’aria della sera, e l’acqua si era tinta della stessa sfumatura delle arance nelle loro mani. La quiete della risacca del mare sospingeva via il tempo, annacquandolo nel delicato abbraccio delle onde. Assieme al sole era scesa anche la calma, il profondo sospiro della brezza salmastra sulla sabbia.
    Gli nuotò vicino, per poi oltrepassarlo e appoggiarsi con entrambi i gomiti al bordo della vasca che dava sul mare.
    - Il sangue non può essere comprato- arricciò le labbra di ragazzino in una smorfia amara -il denaro fa muovere le spade, ma non può ridursi tutto a quello. Deve esserci qualcosa di più.
    Era una ricerca che si era ripromesso di portare a termine, illuminato da racconti di gloria dove Dorne mai si era inchinata alla ferocia del nemico, non importava quanto schiaccianti fossero le sue armate. Anche lui, si era detto, avrebbe combattuto fino alla morte per la sua terra; e solo quando avrebbe fronteggiato la battaglia, la lancia stretta nel pugno, avrebbe capito il perché. E solo in quel momento, si ripeteva come un mantra quando pensava al futuro, sarebbe stato un vero guerriero.
    - Chi non si muove per la gloria di Dorne non può contare su di me- snudò un sorriso giocoso, eppure la sua voce era seria -dopotutto, io…-
    Soppesò a fondo le parole, perché era consapevole di star camminando lungo una linea pericolosa -sono figlio del Principe, eppure c’è chi vorrebbe rinnegarmi per questo. Solo la mia terra, solo i dorniani, mi accolgono per quello che sono, senza quelle inutili definizioni che qui, fra le sabbie, suonano senza valore. Mio padre mi ha riconosciuto, per tutto quel che ha potuto fare in opposizione al re; mi ha tenuto al suo fianco a corte, e mi ha chiamato suo figlio. Mi ama come un figlio. Ho ragione ad ascoltare la sua parola, prima di quella di chiunque altro.
    Il resto del continente sembrava legarsi in maniera ossessiva nell’incasellare ogni cosa potesse definire e limitare un individuo; era questo a suggerirgli che, in parte, suo padre aveva voluto conservare il titolo di principe proprio per tracciare un netto confine fra Dorne e il resto dei lord. Loro non si attaccavano come sanguisughe a valori spendibili; nell’arsura delle sabbie, dove più era arduo sopravvivere, avevano imparato a stringere dei legami che andavano oltre ciò che si poteva barattare.
    Voltò il viso verso il ragazzo, e gli rivolse un sorriso che gli scaldò le guance.
    - Ma tu mi stai simpatico.
    Non era la prima volta che lo diceva a qualcuno; Mors era svelto a stringere amicizie, poiché ai suoi occhi erano i lati positivi di qualcuno a risaltare per primi. Tuttavia, era la prima volta che lo diceva a un Targaryen. Neppure a Trystane, che pure era suo fratello, aveva mai avuto occasione di dirlo; probabilmente perché, da parte dell’erede, percepiva un astio di fondo che non era ancora mai riuscito a superare.
    - Non sembri così lontano come... tutti gli altri.
    Tutti gli altri erano, beninteso, il resto dei draghi; quella famiglia che era sempre pesa sul suo capo come una spada, senza mai palesarsi davvero. Uno scintillio lontano che tutti gli dicevano che doveva temere, oppure odiare -o entrambe le cose. Ma se i Targaryen erano anche quel ragazzo dal sorriso stanco e i pensieri limpidi come l’acqua di quei giardini, forse le parole giunte alle sue orecchie non erano state del tutto sincere.
    - Anche Dorne sarà sempre un po’ casa tua, se saprai conoscerla. Sei il figlio di zia Mariah- ridacchiò -non saprò nulla degli altri regni, o del mare che vedi tu dalla tua casa. Ma qui lo conosco bene.
    - E brandirla a favore di Dorne, ma lontano da essa? ci riusciresti?
    Alla domanda del ragazzo scosse la testa, poi provò a soppesare una possibile risposta.
    - Non lo so. Credo di sì, dopotutto… se combatti per una cosa, non cambia dove lo fai, no? Rimane importante ovunque tu vada. Ma io non mi allontanerò mai da Dorne -perché dovrei? Combatterò e morirò qui nelle sabbie.
    Si tirò fuori dalla vasca con un balzo elastico, e si voltò per aspettare che anche il giovane facesse lo stesso.
    - Spero davvero che il nostro sole riesca a schiarirti le idee sul tuo destino. Ma sono sicuro che sarà qualcosa di importante, vedrai.
    Gli rivolse un sorriso sbeccato da un dente mancante, e qualche parte dietro gli alberi echeggiarono delle risate seguite da sonori tonfi nell’acqua.
    - Ti va se raggiungiamo gli altri?- propose, come se si fosse ricordato in quell’istante di dove si trovassero -saranno impazienti di conoscerti, ci scommetto. E poi, devo assolutamente insegnarti la nostra battaglia di torri!

     
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    Manipolatrice di Ombre

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