L'Uomo e la Spada

Quest introduttiva per Daevarr Blackfyre

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    Manipolatrice di Ombre

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    "Via, ragazzo!" esclamò quello di rimando, alzando le mani in cielo. Lo osservò con guardo indagatore per qualche istante, cercando di capire se stesse cercando di fregarlo o meno. "Te l'hanno mai detto che parli troppo? Il tuo padrone non ti ha dato dei bei scappellotti dietro la nuca?"
    Si pulì le mani sul grembiule lercio che indossava e sospirò. "Hai detto che puoi pagare, no? Fammi vedere."
    Non aveva intenzione di tirar fuori merce senza vedere l'oro prima. Contro ogni aspettativa, il piccolo straccione si dimostrò di parola.
    TIrò fuori il pugnale in ferro dalla sua stessa cinta. "Appena lucidato. La lama è così affilata da tagliare i peli sulla figa di tua madre" fece, poi si mosse per prendere qualcos'altro dal retro.
    "Nocciolo. Puro, intagliato dai pentoshi."

    Gli acquisti sono approvati, vai pure avanti.
     
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    Bridhon Miaugion

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    DAEVARR BLACKFYRE

    Poco dopo aver abbandonato la periferia della città, si era sporcato viso e capelli con olio e terriccio, perché in certi ambienti c’erano poche cose più sospette di teste pulite e guance lisce.
    Ora il suo volto scuro scrutava il campo. Gli occhi scattavano da un lato all’altro studiando gli spostamenti della ronda notturna.

    Accucciato dietro le rocce che conservavano ancora il calore del giorno, alle sue orecchie giungeva il brulicare sommesso della vita notturna dei soldati dalle lingue e odori diversi, con culti e credenze differenti, ma tutti accomunati da due divinità: la morte e il denaro.
    Sopra il parlottare brusco dei mercenari aleggiavano i lamenti dei prigionieri nelle gabbie e i tristi orgasmi ovattati dietro i tessuti delle tende.
    I suoni che a Daevarr interessavano, però, erano altri: belati caprini e sbuffi di cavalli.
    Scivolò giù dal pendio, assicurandosi il più possibile di non provocare piccole frane di pietrisco e sabbia sotto le calzature leggere. Aveva stretto più che poteva la faretra alla schiena: il suono del legno delle frecce sbatacchiate non si sposava alla perfezione con la sua idea di furtività e non voleva correre rischi. Se fosse stato scoperto, anche averne decine e decine gli sarebbe valso a poco.

    Si gettò a ridosso della prima tenda, chino tra quella e le salmerie disposte nel perimetro dell’accampamento. Le fiaccole accese creavano ampi cerchi di luce, creando una sorta di sentiero lungo i camminamenti principali. Doveva soltanto evitare le zone più illuminate e allo stesso tempo approfittare del fuoco che, accecante, rendeva le zone in ombra più distanti ancora più torbide.

    Un guardiano badava al recinto dov’erano stipati gli ovini e dava le spalle a Daevarr, che, accucciato accanto ai pali del recinto, gli si avvicinò silenziosamente.
    Lo afferrò per la mandibola, gli coprì la bocca con l’avambraccio e quando cominciò a dimenarsi, recise le carni molli del collo con il pugnale. Daevarr strinse la ferita sotto le proprie dita, subito viscose di sangue, e voltò l’uomo verso il gregge, così che il fiotto non macchiasse troppo il terreno davanti a sé ma finisse tra i pavidi erbivori.
    Il soldato perse presto le forze nelle gambe e iniziò ad accasciarsi di peso contro il petto di Daevarr, che aveva cominciato a trascinarlo nelle zone più buie per nascondere il corpo dietro le rocce da cui era arrivato.

    Era già sudato e con il fiato corto quando tornò ad allentare il piccolo cancello, i suoi passi e il suono della lama sulla corda secca occultati dai belati degli animali spaventati dall’odore del sangue. Una volta aperto il recinto, le pecore sfrecciarono tra le tende, incitate anche da qualche calcio di Daevarr.

    Mentre l’esercito lanoso irrompeva tra le linee mercenarie e le prime esclamazioni di sorpresa si levavano dai giacigli, il ragazzo aggirò le tende scivolando nell’oscurità e tra le vettovaglia, cercando di unire come poteva rapidità e circospezione.
    Ora il suo obiettivo era la tenda principale.
    Ovviamente non puntò all’ingresso, ma vi si avvicinò dal lato opposto. Allentò i picchetti e infilò la testa oltre il tessuto come fossero le sottane di una prostituta.

     
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    Manipolatrice di Ombre

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    Ricordati che non hai camuffamento come skill. Ai livelli base, serve proprio per passare inosservati in situazioni simili. Nei livelli più alti serve a potersi letteralmente travestire e passare per ciò che non si è


    "Ombre!" esclamò qualcuno, tra il frastuono generale e il belare continuo degli ovini che oramai scorrazzavano liberi tra le tende. Qualcuno iniziò a bestemmiare.
    "Ho visto ombre!! C'è qualcuno!"

    Non sei stato propriamente visto, ma non sei passato inosservato come speravi. Attento, sanno che c'è un intruso nel campo e ti cercheranno.


    All'interno della tenda Aegor Rivers, sempre teso come un fuso, schizzò immediatamente sveglio. Afferrò la lama (una shashka) che aveva sotto alle pelli che usava sul suo giaciglio grugnendo qualcosa.
    "Chi è?" abbaiò guardandosi intorno, assottigliando lo sguardo per abituarlo all'oscurità smorzata da appena due mozziconi di candela quasi del tutto consumati posizionati sul tavolo. "Che accade?"
    Buttò i piedi giu dal letto e in un balzo fu in piedi. Scattante e reattivo come sempre, come una bestia sempre dai riflessi pronti. Indossava solo una tunica di lino leggera, era sprovvisto di corazze di alcun tipo. Anche senza armatura era enorme - molto più grosso e imponente di qualsiasi altro uomo. Avanzò a grandi passi verso l'entrata della tenda.

    "Hanno aperto il recinto!" rispose qualcuno da fuori. "Mio signore, hanno visto delle ombre!"

    "Chi cazzo è?" chiese quindi di rimando Bittersteel. Non erano esattamente in guerra, di certo non poteva essere un'imboscata nemica. Quale folle cercava la morte?
    "Qualche morto di fame in cerca di rubare." ne dedusse quindi "Prendeteli. E portatemeli."

    La situazione che ti trovi davanti è la seguente.
    Tu sei il pallino rosso in basso a sinistra, all'angolo. Quella è la pianta della tenda, l'entrata principale è in alto al centro. Letto, tavolo, braceri (spenti) dove vedi il fuoco, candele sul tavolo a sinistra. Le scatole che vedi sono bauli con armamentario vario ed altre cose. Zio caro è dentro... bisogna tirarlo fuori.

    tenda
     
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    Bridhon Miaugion

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    DAEVARR BLACKFYRE

    Daevarr si maledisse, poi imprecò i nomi delle varie divinità che aveva imparato a memoria, ascoltati lungo le strade di Tyrosh.
    Che razza d’idiota era stato! Invece di allentare la sicurezza, non aveva fatto altro che mettere l’intero campo sulle sue tracce.
    Strinse i denti per non soffiare l’irritazione che gli stava corrodendo lo stomaco. Possibile che tra tanti dèi, non ce ne fosse uno schierato dalla sua parte?
    Ora che lo vedeva lì, in piedi, senza alcuna armatura, Daevarr si chiese se la sua famiglia avesse davvero bisogno di uno zio. Una carezza sulla gola con il proprio pugnale e avrebbe liberato Luke dalle aspettative altrui, la madre dagli insulti e se stesso da un uomo che non l’aveva mai preso sul serio.
    Le dimensioni di Aegor, tuttavia, non lasciavano dubbi su chi sarebbe uscito vincitore e chi vinto in una colluttazione tra i due. Mai come in quel momento il Blackfyre aveva preso in seria considerazione l’idea d’intraprendere la strada degli Uomini senza volto.

    Cosa fare?
    Daevarr era armato, così come Acreacciaio, ma mentre il primo disponeva di un pugnale e, eventualmente, di frecce da usare a tradimento in una colluttazione, l’uomo più imponente maneggiava una sciabola ben più intimidatoria. Un gesto distratto dello zio sarebbe stato più che sufficiente a decapitare Daevarr, che non si era mai distinto nel corpo a corpo.

    Doveva trovare un modo per metterlo fuori gioco con la boccetta donatagli da Calla, ma come poteva fargliela trangugiare?
    Si trovava tra due fuochi: la ronda di guardie allertate dal gregge e i carboni ardenti che prendevano il nome di Rivers. Si era messo con le spalle al muro da solo.
    Aveva il cuore in gola, i suoi occhi saettavano da un po’ buio all’altro, indeciso se saltare addosso allo zio o afferrare le candele quasi consumate per dare fuoco all’intera tenda, Poi, però, cos’avrebbe fatto, qualora avesse incendiato l’unico nascondiglio in cui era riuscito a intrufolarsi?

    Poi ebbe un’idea: era assurda, rischiosa, se non addirittura impossibile, ma doveva provare con tutti i mezzi a prendere quella maledetta spada che, nel buio, non riusciva a scorgere da nessuna parte.
    Decise quindi di approfittare del frastuono, dei belati e del vociare degli uomini per confondere un po’ le idee: si portò la casacca sulla bocca e vi premette la mano a conchiglia, sperando che bastasse a ovattare e a modificare la voce.

    ‹‹ Cazzo, comandante! C’è qualcosa di strano! ›› grugnì, sperando che il proprio timbro si mescolasse agli altri suoni e sembrasse provenire da oltre il pesante tessuto della tenda.

    Se Aegor avesse abboccato, se fosse uscito a controllare, allora Daevarr avrebbe avuto qualche momento per controllare meglio la tenda e, magari, trovare qualcosa in cui versare la preziosa dose di latte di papavero.

    Tutto l’ottimismo che aveva mostrato davanti al fratello, però, ora stava svanendo. Che fosse giunta davvero la fine? Forse Luke quella notte non avrebbe perso soltanto una spada, ma anche un’ombra.
    Vide se stesso con la faccia in un catino pieno d’acqua, lo zio che lo annegava e che, senza saperlo, portava a compimento la profezia di Bloodraven. Un terzo fratello d’aggiungere alla lista dei famigliari uccisi in un piano ideato da Aegor, anche se Daevarr, questa volta, si era davvero impegnato per ficcarsi in una posizione così scomoda.

     
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